Il diritto alla buona amministrazione
(The Right to Good Administration)
Professore alla Scuola Normale Superiore di Pisa,
Giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana
On February 2, 2000, the European Ombudsman Jacob Söderman noted that including the right to good administration in the Charter of Fundamental Rights of the European Union would have a significant impact on all present and future EU Member States. This right has been effectively included in the Charter (Art. 41), so it seems appropriate to ask what it means. In the two centuries during which the concept of good administration was born and developed, this right has passed through various stages, from one in which the administration has been considered free from constraints, to the last in which the national dimension of administrative acts finds a broad constitutional recognition, with global and supranational relevance. In this last phase is included, for example, the duty of care and the obligation to decide in a reasonable time on part of the administration: both principles are now enshrined in the Charter of Fundamental Rights of the European Union. From a comparative analysis, indeed, a fact emerges as significant: the impact of good governance is greater at the ultra-national than at the national level, because the actors involved are many. It is also interesting to note the development of the scope of good governance, a right which by a means for ensuring the effectiveness of public power, has slowly evolved into a means for ensuring that citizens are defended by the public authority itself. An evolution that, in line with the values of progress carried out by European Union, the European Ombudsman Söderman predicted with far-sightedness.
Il 2 febbraio 2000, il mediatore europeo Jacob Söderman osservava che l’inclusione del diritto alla buona amministrazione nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, avrebbe avuto un notevole impatto su tutti i membri dell’Unione, presenti e futuri. Tale diritto è stato effettivamente incluso nella Carta (art. 41), cosicché sembra opportuno chiedersi cosa esso significhi. Nei due secoli di nascita e sviluppo del concetto di buona amministrazione, tale diritto è passato attraverso varie fasi, da quella in cui l’amministrazione era considerata libera da vincoli, all’ultima in cui la dimensione nazionale degli atti amministrativi trova un ampio riconoscimento a livello costituzionale, con rilevanza globale e sopranazionale. In quest’ultima fase si colloca, ad esempio, il dovere di diligenza e l’obbligo di decidere in un tempo ragionevole dell’amministrazione: principi entrambi sanciti ormai nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Da un’analisi comparata, in ogni caso, emerge un dato significativo: l’impatto della buona amministrazione è maggiore a livello ultranazionale che nazionale, giacché i soggetti coinvolti sono molteplici. Interessante risulta anche notare lo sviluppo della portata della buona amministrazione, un diritto che da mezzo per assicurare l’efficacia del potere pubblico, si è lentamente evoluto in strumento per assicurare ai cittadini la difesa dal potere pubblico stesso. Un’evoluzione che, in linea con i valori di progresso portati avanti dall’Unione Europea, il mediatore europeo Söderman aveva previsto con lungimiranza.